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In vetrina Monza

Assemblea col comitato S. Albino. Appunti e riflessioni

Ci sono momenti in cui senti sulle tue spalle tutta la responsabilità del tuo incarico politico. Incontri come quello di ieri sera in Cascina Bastoni con i cittadini del comitato S. Albino, tanti, venticinque circa (anche pochi, a detta loro), assieme ai consiglieri Pilotto, Monteri e Guarnaccia.
La senti sulle tue spalle perché in tre ore di assemblea pubblica diventi in qualche modo partecipe dell’esasperazione che si avverte in quella sala e che ti accorgi bene essere un vissuto quotidiano che in quell’occasione di dialogo con “le istituzioni” troppo spesso assenti trova sfogo.
Non è questione di “volere tutto e subito” è questione di dover far fronte di un abbandono delle passate amministrazioni a sé stessi durata troppi anni. A noi sta riuscire ora a recuperare nel minor tempo, politico e tecnico-burocratico, la presenza dell’amministrazione e della sua funzione nel quartiere Sant’Albino.
Capisci che lì l’amministrazione ha fallito (o ha voluto fallire) quando ti si dice che i cittadini del quartiere impiegano, per le attività quotidiane, i servizi di S. Damiano (frazione di Brugherio!), e per contrasto ti si descrive il deserto dove l’unico luogo-spazio di incontro e aggregazione rimasto è l’oratorio.
Questa assemblea è stata anche spossante, perché è umanamente difficile se non impossibile racchiudere adeguatamente i problemi di un quartiere, che coinvolgono la collettività come i singoli individui, in un’assemblea sola; ti verrebbe voglia, alla fine, non di parlare come finisci a fare per qualche minuto con alcuni, ma di prenderti una birra o un’aranciata con ciascuno per discutere e ragionare meglio del problema da lui esposto. Insomma, l’effetto tritacarne è un rischio concreto ed è difficile in alcuni punti cercare di mantenere sempre il filo unendo ciascun punto in quadro complessivo e complesso.
Adesso un’analisi più specifica delle problematiche emerse, con riflessioni annesse.
Innanzitutto una “nota metodologica”: io cerco sempre di mantenere un approccio molto “sincero” nei rapporti con realtà del territorio come comitati, associazioni, etcetera. Ovvero parto dal presupposto che si è due realtà portatrici di visioni generali e particolari sulla nostra città, più o meno in difformità (se fossero in completa unità non avrebbero ragione di essere due realtà differenti) che attraverso un dialogo e confronto contaminano meticciando le reciproche visioni, arricchendo entrambe le posizioni e arrivando, nel caso auspicabile, ad una mediazione e gestione della difformità. Non pretendo di “avere ragione” rispetto alle idee altrui né parto dal presupposto di “dover dar ragione” alle idee altrui. In questo caso in particolare ho acquisito e sono stato contaminato da una serie di casistiche specifiche e particolari riguardanti un quartiere a me poco noto (per i miei percorsi di vita) che ho provato a porre in relazione con quella che è la nostra (mia e di Sel) visione complessiva della città.
I problemi segnalati durante l’incontro afferivano a due campi in particolare: il campo della viabilità/mobilità, ed il campo del tessuto sociale-aggregativo di quartiere (nel quale faccio rientrare anche il tema partecipazione).
In particolare nel campo della viabilità/mobilità si possono distinguere le problematiche in base all’ordine di grandezza: vi è un problema più “macroscopico” ovvero la questione della viabilità su Viale delle Industrie/Via G. Battista Stucchi, in particolare in corrispondenza della rotonda (ma non solo, vista l’alta frequenza di incidenti anche all’incrocio con via Nievo, ad esempio) interessata qualche mese fa da un tragico episodio che ha portato alla morte di un ragazzo in bicicletta, attraverso la proposta di messa in essere di un attraversamento ciclo-pedonale in attesa dell’interramento definitivo. In merito vi è già una proposta di Mozione presentata dal Cons. Pilotto e vi è anche stato l’impegno assunto dal sindaco e dall’assessore Marrazzo, in occasione dell’incontro pubblico del 21 Dicembre scorso, di aprire un tavolo tecnico riguardante tale situazione. Ho anche segnalato che, come forza politica, il nostro commissario si sta informando per avere i dati su incidenti e simili non solo nella rotonda ma come sopra accennato anche nella viabilità circostante, per poter disporre di un quadro più complessivo.
Vi sono poi una serie di interventi a livello “microscopico”, ma che sono in una quantità tale da renderli un problema sentito e sensibile: una serie di interventi di manutenzione stradale che vanno dall’attivazione di un semaforo che non permette ad un pullman di compiere una nuova, più efficiente, tratta, allo spostamento degli spazi di affissione comunali in luoghi più leggibili e fruibili alla cittadinanza, ad una “rotondina” terminata e non ancora aperta, etcetera. In merito io ho proposto di raccogliere tutti questi interventi in una raccomandazione, che evidenzi anche la valenza politica di tali atti, da presentare in Consiglio e della quale poi chiedere i tempi di realizzazione. La proposta è in discussione con gli altri consiglieri presenti all’incontro.
Il secondo tema uscito con forza è quello di un tessuto urbano sociale-aggregativo che oggi manca in tutta evidenza. Mancano a Sant’Albino luoghi di aggregazione e socialità formali ed informali, che costituiscono di norma i nodi della rete di socialità di un quartiere (e a livello più ampio della città).
Questi nodi vanno dal centro civico (che questa amministrazione ha finalmente inaugurato e a cui oggi bisogna dare vita) a luoghi informali ma potenzialmente altrettanto significativi come un mercato rionale, un locale/pub, un chiosco in una piazza. In questo campo è chiaro che l’intervento dell’amministrazione è più complesso e dalle competenze non altrettanto definite, ma credo che si debba partire valorizzando e dando vita al centro civico che esiste già in maniera da riattivare perlomeno un nodo focale del tessuto di quartiere di cui sopra, favorendo poi la nascita di una reale rete attorno ad esso (e dunque di altri e nuovi nodi). Sul centro civico il comitato ha una propria proposta di attività, piuttosto dettagliata, che mi sono premurato di farmi inviare e che credo possa costituire la base di un dialogo con l’amministrazione per la sua massima valorizzazione.
Rispetto alla partecipazione delle consulte di quartiere ho informato della tempistica prevista dall’assessorato lasciando, come di dovere, l’esposizione e la discussione di contenuto alle assemblee pubbliche che verranno organizzate nei quartieri dall’assessorato per discutere la proposta dell’amministrazione.
In chiusura, mi piacerebbe fare un ragionamento però complessivo sulle tematiche segnalate dal comitato. Ovvero: i due grandi temi, viabilità-mobilità e tessuto sociale-aggregativo di quartiere, non sono a ben vedere due temi separati ma sono riconducibili ad un rapporto esistente unico, ovvero quello di centro-periferia. Come ho avuto modo di dire ieri, oggi S. Albino è nella triste condizione di essere “periferia della periferia”: è periferia in quanto parte, come Comune di Monza, dell’area metropolitana milanese, ed è però anche periferia di Monza.
Provando qui a sviluppare questo secondo concetto, di S. Albino come periferia di Monza, credo che se l’obbiettivo politico a cui tendere è trasformare nel lungo periodo il rapporto periferia-centro in un rapporto quartiere-quartiere (o perlomeno avvicinarcisi), allora risolvere i due ordini di problemi sopra esposti significa agire sui due fronti funzionali a questo processo. In altre parole, il rapporto centro-periferia si esplica oggi fra S. Albino e il centro città (o proprio Monza, come viene significativamente detto da alcuni cittadini) sul piano geografico, ovvero di distanza fisica, e sul piano sociale-aggregativo; se andando ad incidere sulla efficienza della viabilità andiamo a ridurre la forbice nell’ambito geografico di questo rapporto, andando a dare vita a nuovi nodi della rete di cui sopra riduciamo la forbice nell’ambito sociale-aggregativo di questo rapporto. Dobbiamo cercare, insomma, di lavorare di pari passo in entrambi gli ambiti: uno solo non basta, se vogliamo evitare di creare un quartiere collegato viabilisticamente ma “morto” (i famosi quartieri dormitorio) o un quartiere con un’efficiente tessuto urbano ma scollegato dal resto della città. Chiaro, entrambi rispetto ad oggi sarebbero un passo avanti, ma credo che, almeno nella progettualità, si debba sempre mantenere una visione quanto più organica.
EDIT: Ringrazio il comitato S. Albino per aver ripubblicato i miei appunti della serata sul loro blog, con un cappello introduttivo che qui riporto perché ne sono orgoglioso. Spero di poter ricevere un tale giudizio anche dopo che la nostra interlocuzione sarà proseguita.

Pubblichiamo gli appunti di Gerosa che abbiamo tratto dal suo blog. E’ stato da noi ieri sera fino a mezzanotte. Come gli altri consiglieri presenti ha dovuto accogliere e sopportare la stanchezza, la frustrazione e anche la rabbia che nel nostro quartiere si sono sedimentate in decenni. Ma ha trovato il tempo e la voglia di scrivere questa restituzione. Come Comitato dobbiamo rilevare che la politica può essere anche una cosa molto degna di rispetto.

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