Ho letto con stupore la lettera pubblica con cui il sindaco Allevi risponde, si fa per dire, ad una lettera aperta firmata da molteplici medici, professori universitari, avvocati e letterati, estranei all’impegno politico diretto, che chiedevano al primo cittadino una cosa molto semplice: prendere le distanze dall’estrema destra. Una richiesta alla luce delle recenti vicende monzesi che hanno visto varie sigle afferenti all’estrema destra organizzare incontri revisionisti, gazebo, iniziative, con un particolare fervore che è stato suggerito derivasse da «Il clima di legittimazione di cui sembrano godere».
La lettera di risposta del sindaco sembra una non-risposta, un caparbio rifiuto di muovere la più lieve critica esplicita alle organizzazioni revisioniste e neofasciste monzesi. Il sindaco ricorre a quella che mi sembra una versione solo lievemente più raffinata del «e allora le foibe?!» o «Stalin ha fatto più morti!!».
Difatti, il sindaco si scaglia subito contro gli «antagonisti», rei di «voler tornare agli anni ’70». È un suo vecchio tic, che usò, a suo tempo, anche contro di me, reo di avere depositato in Consiglio Comunale una mozione che chiedeva di impedire alle organizzazioni neofasciste di affittare sale o spazi di propaganda politici pubblici. Allevi disse in particolare che io incitavo «alla violenza proprio come Lotta Continua negli anni ’70»: Gerosa come «cattivo maestro» addirittura.
Nessun accenno, neppure vagamente indiretto, nella risposta ad organizzazioni di estrema destra o neofasciste. A Monza, l’estrema destra, non esiste: il problema è il traffico.
Fra la risposta di Allevi e la pubblicazione di questa breve riflessione è capitata la tragedia di Macerata, svoltasi in due atti atroci: il secondo atto ci ha ricordato che chi non è mai uscita dagli anni ’70 è l’estrema destra terrorista e stragista, che non ha mai smesso di colpire e lo fa ancora oggi tramite un esaltato con una croce celtica tatuata sull’avambraccio (visibile in una foto in cui stringe la mano al suo idolo Salvini) e il simbolo di terza posizione in fronte (il cui ex-leader Roberto Fiore si candida oggi al parlamento come frontman della lista «l’Italia agli Italiani»).
È successo anche che a Monza due fantasmi, giacché abbiamo appurato che a Monza neofascisti non esistano, abbiano minacciato sotto casa un «antagonista».
«Isoliamo quei pochi che sporcano la nostra città. Monza si merita di più.» Così chiudeva la non-risposta. Almeno su questo siamo d’accordo: Monza si merità di più (di questo sindaco), che non trova per ragioni sconosciute (o forse sì) la forza o la volontà di condannare e prendere le distanze esplicitamente dalle organizzazioni neofasciste di Monza.