Categorie
In vetrina Monza

Visita al carcere di Monza. Breve report.

Un breve report della [breve] visita alla Casa Circondariale di Monza avvenuta venerdì 12 Aprile, dalle 11.00 circa (in realtà è iniziata alle 11.30) alle 13.30 circa.
Innanzitutto l’amara e preliminare considerazione della perifericità geografica della casa circondariale. Chi volesse raggiungerla a piedi, come ho fatto io, addirittura è costretto a scegliere se fare l’ultimo pezzo di via Marconi prima di via San Quirico nel fango o nell’erba alta, in quanto pure il marciapiede misteriosamente sparisce per un tratto non indifferente. Scelte queste figlie di una logica igienista e negazionista, di cui anche la nuova casa circondariale di Monza è stata investita.
Ero stato preavvisato di lasciare il cellulare a casa dunque non lo ho dovuto lasciare al primo ingresso come gli altri colleghi. Il primo fatto degno di nota è proprio lì, quando io e Paolo Piffer, collega consigliere che per lavoro frequenta abitualmente la casa circondariale, aspettiamo per un quantitativo di tempo non indifferente che si apra la porta automatica davanti a noi: Paolo un poco sbuffando commenta “Metà del tempo la passi dietro le porte…”. Altra peculiarità simile della visita sarà che non troveremo un orologio funzionante: tutti fermi, tutti ad orari differenti. La direttrice a nostra domanda risponderà di non essersene mai accorta, che non sa il perché, è un caso, probabilmente non funzionano a pile.
La visita purtroppo ha riguardato solo i due edifici interni al carcere ma antistanti le sezioni vere e proprie, e la sezione femminile. La visita non ha proseguito in quella che realisticamente è la parte più problematica e degradata, ovvero le sezioni.
La visita è stata comunque significativa, in quanto sono diversi gli aspetti relativi alla vita e sopratutto alla possibile qualità di essa in carcere.
Particolarmente rilevante è stata la visione delle attività produttive all’interno del carcere, quale la falegnameria, la lavanderia e la legatoria (che non versa però in ottime acque veniva detto). Vi lavorano alcuni detenuti grazie ad alcune cooperative. Credo che sia sopratutto in questo ambito, quello del lavoro, che il Comune possa intervenire, attraverso commesse a tali cooperative e alla creazione di possibili borse lavoro.
Le difficoltà del carcere e le condizioni degradanti dei detenuti sono comunque venute alla luce, in particolare credo su due aspetti: il sovraffollamento che è stato evidente anche nella visione delle sole celle nel reparto di Osservazione, in cui i carcerati sono detenuti temporaneamente, e che può solo essere ancora peggio nelle sezioni vere e proprie, e l’evidente pessimo stato in cui versava la struttura del carcere, con tratti significativi di mura marce a causa di infiltrazioni d’acqua, negli spazi comuni di lavoro come nei corridoi e dunque, a logica, nel resto dell’edificio.
Quella che invece è un’eccellenza, di cui le dipendenti comunali per prime sono orgogliose, sono alcuni uffici comunali tenuti dentro al carcere, quale quello anagrafe, di cui possono usufruire i detenuti, unico caso in Italia.
Nel Consiglio Comunale di Lunedì 15 Aprile l’assessore Bertola ha comunicato due notizie importanti a latere della visita: l’istituzione, finalmente, del Garante dei diritti dei detenuti, e la riconvocazione da parte del Comune di Monza del Tic, tavolo interdistrettuale carcere.
In ultimo, allargando lo sguardo dal piano locale a quello nazionale, segnalo le tre proposte di legge proposte da Sel in parlamento per introdurre il reato di tortura, abolire il reato di clandestinità, abolire la ex Cirielli. Perché non ci si può indignare per le condizioni di vita nelle carceri se non si lotta prima per cancellare le leggi e le carcerazioni ingiuste.